18-01-2013
“Su via Ponchielli, di canzoni non ce n’erano mai state. Eppure è la seconda città in Italia, dopo Napoli, ad avere canzoni dedicate alla sua gente ed alla storia della città”. Grazie ad Elisabetta Salvatori, ora su via Ponchielli, sulla sua storia, sui suoi 32 morti, c’è uno spettacolo prodotto dalla Fondazione Terre Medicee: “Non c’è mai silenzio”.
E’ andato in scena ieri sera (giovedì 17 gennaio) nell’auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca, davanti a un pubblico gremito, scioccato e in lacrime dopo il racconto delle vite spezzate delle vittime dell’incidente ferroviario del 29 giugno 2009 per cui oggi ci sono altrettanti indagati.
Ad introdurre la seconda rappresentazione, dopo l’anteprima a Seravezza il 14 e 15 dicembre, Daniela Rombi, mamma di Emanuela, morta a 21 anni in quel rogo che seguì il deragliamento della cisterna e presidente dell’associazione dei familiari delle vittime “Il mondo che vorrei Onlus” e Riccardo Antonini, il ferroviere che si è schierato dalla parte delle vittime come consulente dei familiari, ed è stato licenziato.
“Ci sono precise responsabilità in questa strage - ha spiegato Daniela Rombi - ad alti livelli e in diverse aziende. Inoltre non sono stati presi provvedimenti per quei ‘treni bomba’ che circolano in tutte le stazioni d’Italia a 100 chilometri orari, mentre a Viareggio solo a 50: unico provvedimento preso in seguito alla strage. Vogliamo sapere la verità ed avere sicurezza e giustizia. Come anche per Riccardo Antonini, licenziato da più di un anno: martedì prossimo 22 gennaio ci sarà al Tribunale di Lucca l’udienza per la reintegrazione. Noi familiari e molti altri cittadini saremo con lui a partire dalle 10,30 con un presidio”.
“Un incidente sul lavoro si è trasformato in un disastro ferroviario, il più grande della storia di questo Paese, che ha provocato una strage: 32 vittime tra lavoratori e famiglie che stavano riposando nelle proprie abitazioni - sono state le parole di Antonini -. Ma si deve tener presente che dal 2007 ad oggi sono deceduti sui binari 34 lavoratori: una statistica impressionante che nessuno ha il coraggio di citare, tranne i ferrovieri che lavorano sulla sicurezza. Pochi giorni prima della strage erano avvenuti altri incidenti gravissimi, che per buona sorte non avevano avuto vittime: il 6 giugno 2009 a Pisa San Rossore, e il 22 giugno in Provincia di Prato”.
Spicchi di vite interrotte, storie di vicinato, di matrimonio, di famiglie, di amore e lavoro. Tutte spezzate quella notte. Il racconto intrecciato da Elisabetta Salvatori, da lei interpretato insieme al violino di Matteo Ceramelli, ti riporta e ti inchioda lì, su quel ponte, tra Antonio il fornaio che andava a lavorare e Sara che abitava di là dalla strada con i genitori, e tutti gli altri. E quando vedi scappare a rotta di collo i due macchinisti dal treno deragliato, e questa marea bluastra dilagare ovunque, capisci che sono scoccate le 23,50. E che non c’è più nulla da fare. Oppure che c’è ancora tutto da fare.
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